L’attività del complesso bandistico La Filarmonica, nonostante abbia dovuto ridimensionarsi e far fronte alle difficoltà del lungo periodo di quarantena, non è mai stata interrotta: parte delle lezioni della scuola di musica Corrado Abriani sono proseguite per via telematica, dal mese di marzo una sera a settimana i bandisti, insieme al direttore Dario Garegnani, hanno organizzato incontri sulla piattaforma Zoom per svolgere approfondimenti musicali di carattere teorico e ascolti.
I bandisti, grazie alla generosità di don Leandro Gurzoni, tra la fine di giugno e l’inizio di luglio hanno potuto incontrarsi insieme al direttore Dario Garegnani per due pomeriggi e suonare insieme sotto l’ampio porticato dell’oratorio San Giovanni Bosco, unico luogo che potesse accogliere il gran numero di bandisti nel totale rispetto delle norme di sicurezza.
Dal mese di maggio, inoltre, grazie a una iniziativa organizzata e fortemente promossa dall’intraprendente Maestro Dario Garegnani, è stato girato un documentario nel quale, lasciati soli davanti ad una telecamera, musicisti, studenti e dirigenti del complesso bandistico hanno liberamente espresso i propri pensieri, ricordi e desideri futuri.
Il risultato è un lungometraggio di circa 60 minuti, un vero e proprio viaggio fatto di sguardi, parole, silenzi e suoni, un viaggio nella Casa della Filarmonica.
«Chiamatela banda, orchestra di fiati, ensemble, non importa. In ogni parte del mondo esistono questi laboratori di coesistenza suonante. Luoghi, fisici e umani, in cui persone che nella vita fanno spesso tutt’altro, si trovano a vivere una seconda realtà, una seconda società, un secondo habitat. Il luogo in cui ci si riunisce per viverla, suonando, questa seconda vita, è una casa a tutti gli effetti, una casa speciale. Una casa in cui non si può, non si potrebbe convivere parlando; un luogo in cui la coesistenza si sposta su un altro piano, in cui le parole hanno poco o nessun peso. Nel marzo 2020 il Covid-19 ha costretto La Filarmonica ad una pausa di silenzio e riflessione: la casa della Filarmonica si è svuotata di suono e di vite. Da dove ripartire, per ricostruire questa micro-società, dispersa per decreto, fermata perché basata geneticamente sull’idea di assembramento? Questo documentario è il risultato corale di un grande gruppo di persone che ha scelto di mettersi davanti ad una telecamera, senza nessun copione, senza nessuna preparazione, e pensare a voce alta. Quaranticinque volti, quaranticinque voci, quarantacinque esperienze si intrecciano nel raccontare a chiunque (ma forse prima di tutto a se stessi) dei perché. Perché di una scelta, perché di una motivazione, perché di una vita dedicata a questo, perché di un futuro che non vedono l’ora di vivere», così racconta il direttore Dario Garegnani, autore e promotore del lungometraggio che si è occupato di trasformare il salone della banda da luogo di ritrovo per fare musica a spazio nel quale i componenti della famiglia della Filarmonica hanno potuto esprimere se stessi di fronte a una telecamera.
Il documentario dipinge un ritratto vivo e puro de La Filarmonica di Abbiategrasso, pronta a ripartire dopo il lockdown ma, più in generale, dipinge il ritratto universale del suonare insieme.
In questi giorni verrà pubblicato sul canale Youtube della Filarmonica un primo trailer, a cui ne seguiranno altri due nei giorni a venire, con lo scopo di dare un assaggio del documentario che sarà integralmente pubblicato nel mese di settembre.
Il lungometraggio testimonia il legame che la musica ha creato, crea e sempre creerà tra persone diverse che, per scelta, si ritrovano a suonare insieme e a condividere una parte di vita, alimentando una passione che ha permesso a un gruppo tanto solido come La Filarmonica di continuare a sperimentare nuovi modi di fare musica, di innovarsi e di rispondere costruttivamente alle sfide imprevedibili del futuro.
Chiara Magistrelli