Masterclass di Trombone

Da una chiaccherata con Matteo De Luca dopo il concerto di Novembre dove lo abbiamo visto, ma soprattutto ascoltato, nell’esecuzione virtuosistica di Blue Bell of Scotland, nasce l’idea di organizzare come Filarmonica il primo Masterclass per Trombone, dove Matteo De Luca, un ragazzo di soli venticinque anni ma già prima voce in numerose orchestre in Europa e nel mondo,possa trasmettere un po’ della sua esperienza e della sua tecnica a chi suona questo strumento.

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L’idea si consolida e finalmente riusciamo ad impegnarci per due giorni in questa esperienza nella nostra sede e decidiamo di tenere il Masterclass durante un fine settimana, sabato 13 e domenica 14 aprile.

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Gli allievi arrivano la mattina del sabato, e subito Matteo… ops.. il M° De Luca, chiede: “cominciamo?”. Si montano gli strumenti e tutti insieme partono con gli esercizi di riscaldamento ( warm-up). L’insegnante esegue per primo gli esercizi e gli allievi ripetono, via via gli esercizi sono sempre più impegnativi, ma con i consigli dell’insegnante dallo studente di conservatorio, al ragazzo quattordicenne, riescono a fare quello che viene chiesto. Io ho colto una frase di Matteo che mi sembra indicativa riguardo il tipo di approccio a questa esperienza: “Questo è il lavoro che io faccio quotidianamente, per quello che serve a me e al mio modo di suonare, voi prendete da questo quello che vi serve e createvi il vostro personale metodo di studio per raggiungere i vostri obiettivi”. Si continua quindi fino a che è necessario per forza di cose fare una pausa per riposarsi un momento, e allora allievi, Maestro e noi della Filarmonica, ci ritroviamo intorno a un tavolo per uno spuntino leggero prima di riprendere il lavoro nel pomeriggio.

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E anche questo fa parte di questa esperienza, ci si rilassa e si chiacchera di mille cose, si ascolta Matteo che parla della propria esperienza di professionista, o anche solo di ragazzo che ama la musica al punto di farne la sua professione. Ma il tempo scorre e si deve lavorare ancora, e allora si riprendono gli strumenti e la lezione continua. Si suona da soli, si fanno esercizi di tecnica, duetti, o prove di sezione di pezzi proposti dall’insegnante o dagli allievi. E sempre l’insegnante è attento, e spiega a ognuno come ottenere dal proprio strumento il suono migliore, che di volta in volta può essere quello più pulito, o più intonato, o raccomanda la cura del ritmo e del tempo, fondamentali per una buona esecuzione. A turno gli allievi si prendono una pausa, a noi sembrano provati quando si rilassano e riposano un momento, ma scopriamo che sono contenti del lavoro che stanno facendo e anche noi ci rilassiamo nel constatare che quello che ci eravamo prefissi organizzando questa esperienza si sta realizzando. Ci si saluta a sera dandoci appuntamento al mattino successivo, dove si fa il bis continuando il lavoro allo stesso modo, e dopo l’ultima nota arrivano i saluti finali pranzando ancora insieme e dandoci appuntamento alla “prossima volta”.

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Ancora una volta la nostra sede si è confermata aperta a chiunque di questa arte ne sia cultore, attivo come musicista o meno, ma anche  solo per il piacere di conoscere quale sia il lavoro che sta dietro a quello che siamo solitamente abituati ad ascoltare come prodotto “finito” su un disco o in un teatro.

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