Concerto dei Mille per la Bassa… grande emozione!

Sabato 30 Giugno, Concordia sulla Secchia (MO)

Per arrivare a Concordia sulla Secchia in auto, le indicazioni ci dicevano di uscire dalla A22 a Reggiolo, e poi seguire le indicazioni per Concordia/Mirandola.

Spesso non ci pensiamo, noi che il sisma lo abbiamo vissuto dalle immagini in televisione, terribili certo, ma che sono dei flash che poi passano e non le sentiamo sulla “pelle” ogni giorno. Arrivare qui invece, dopo aver lasciato l’autostrada, ti rendi conto che qualcosa è cambiato, che quello che stai vedendo è reale, lo senti nell’aria oltre che in quello che vedi scorrere oltre il finestrino dell’auto. Muri puntellati, dove i muri ci sono ancora, case apparentemente intatte, ma in ogni giardino ci sono le tende montate, e allora ti rendi conto che nulla è “passato” e che c’è ancora molto, se non tutto, da rifare. Mi sfiora il pensiero di fermarmi, scattare qualche foto per il blog. Ma decido di non farlo. Qualcosa mi blocca, non lo dico nemmeno, ma sento che se mi fermassi, per scattare una foto a quel condominio che ha due lati intatti  (ma girato l’angolo scopri il terzo lato con tutti i muri sventrati), sarebbe una mancanza di rispetto per chi qui ci vive, e convive ancora ogni giorno con questo incubo. E allora vado avanti, uno sguardo al navigatore che mi dice che mancano ancora pochi chilometri per arrivare a quel campo che raccoglierà i “mille”, la strada costeggia un’argine, e dopo una curva mi trovo davanti una cascina che ha nel campo accanto una montagna di mattoni e macerie… proseguiamo, cercando di far scivolare l’auto il più silenziosamente possibile, sotto il sole battente di questo pomeriggio d’estate… arriviamo a Concordia, Il parco giochi e la stazione dei carabinieri sono chiusi e distrutti, in un container c’è la farmacia, sotto un gazebo un fioraio, o il fruttivendolo, e in un parcheggio ancora tende, colorate, di quelle che si usano per andare in vacanza e divertirsi, ma qui non è vacanza, e in quelle tende adesso c’è chi ci abita, ma che qui continua a vivere per iniziare a ricostruire, sperando in un rapido ritorno a una qualche normalità.

Arriviamo al luogo dell’evento, i volontari della protezione civile ci indicano il parcheggio, li ringrazio e prendo lo strumento nel baule, le prove sono appena iniziate…

 lascio i miei dati per ottenere il pass (molto ecofriendly, bravi!) un semplice pezzo di carta con uno spago per metterlo al collo,

poi faccio una puntata sotto il gazebo, che gli altri “filarmonici” hanno montato per avere un pò d’ombra, il tempo di montare lo strumento, saluto Fabiana (mia moglie) che rimane all’ombra del gazebo e vado a cercare la sezione dei tromboni aprendo il leggio mentre cammino, e comincio a scorgere qualche faccia conosciuta, qualche faccia “da filarmonica”… primo fra tutti Carlo, che sul podio ha già iniziato a dirigere le centinaia di persone che suonano o cantano.

Arrivato alla sezione dei tromboni  trovo Emanuele (il mio insegnante), che mi sorride contento che io ce l’abbia fatta a venire (non dovevo esserci, ero in Veneto in vacanza, ma questa è un’altra storia), mi dice quale è il pezzo che stanno provando e mi unisco a loro…. Ecco, ci sono, adesso anche io sono un piccolo tassello di questa immensa orchestra. Emanuele mi guida, conta le tante battute di pausa che a volte ci sono, mi indica la battuta da suonare quando mi perdo.

La tensione poco a poco si allenta (questo in assoluto è il mio primo concerto di fronte a un pubblico, e con un maestro che dirige ), e allora mi accorgo che con naturalezza parlo con i musicisti vicini senza nemmeno conoscere i loro nomi, ma non è importante, stiamo contribuendo tutti a qualcosa di grande, e te ne accorgi guardandoti attorno nella pausa dopo le prove prima del concerto vero e proprio.

La fanfara della C.R.I. di Settimo Torinese, presente al concerto.

E allora via, si inizia! Alle prime note dell’Inno di Mameli tutti sono in piedi, le forze dell’ordine sull’attenti, e le voci di tutto il pubblico  si uniscono al coro fino all’applauso finale. Poi i brevi discorsi di rito prima del concerto vero e proprio, autorità, volontari, e anche il vicepresidente del Costa Rica, di origini mantovane, che ha voluto essere presente per portare il sostegno del suo paese a queste popolazioni.

Le parole si fermano, e lo spazio viene lasciato alla musica. Carlo sul podio dà l’attacco e si susseguono, uno dopo l’altro i pezzi scelti: l’incipit di “Così parlò Zarathustra” di Strauss, il “Lacrimosa Dies Illa” del Requiem di Mozart, il “Lascia ch’io pianga” di Händel, il “corale finale” della Sinfonia n° 3 di Mahler. A seguire, due brani composti per l’occasione,  “5.9” di Andrea Gerratana, e “Tin bota” di Antonio Disabato. Poi ancora “l’Alleluja” del Messiah di Händel, “l’Inno alla gioia” di Beethoven, per finire con la “Marcia Trionfale dell’Aida” e il “Va’ pensiero” dal Nabucco di Verdi.

Il bis che ha chiuso il concerto è stata la ripetizione dell’Inno di Mameli, per ricordare che siamo tutti uniti, anche nella tragedia di questi luoghi, e che insieme possiamo fare molto per “ricominciare”, come hanno dichiarato Carlo e Flavio nelle interviste che hanno seguito il concerto.

 

Prima dell’inizio della jam session ci siamo ritrovati sotto il podio, con Flavio e Carlo, tutti noi della Filarmonica per portarci via un ricordo, questo sì intensamente nostro, che ci possa ricordare le emozioni che in questo giorno rovente di fine Giugno abbiamo provato.

Un piatto di pasta insieme agli altri, dopo aver salutato coloro che rientravano a casa subito…

poi mentre la notte sta arrivando e poco a poco si spengono i riflettori, ci avviamo per tornare in veneto dove io e Fabiana eravamo fino a qualche ora prima per un WE di vacanza. Salutiamo i “filarmonici” campeggiatori che passeranno qui la notte in tenda, ancora un saluto e una stretta di mano a Flavio Ceriotti, che lavora qui da settimane per organizzare il tutto, e recuperiamo l’auto.

 

Un’ultima immagine: Il centro del paese è chiuso ( la cosiddetta zona rossa) e mentre passiamo i fari illuminano le tre sedie davanti alle transenne dove 24 ore al giorno si alternano i volontari che vigilano per non fare entrare nessuno. In silenzio come quando siamo arrivati, lasciamo nella notte Concordia sulla Secchia, ma con noi portiamo qualcosa che non si può vedere nè descrivere… dentro di noi.  Io e Fabiana ci diciamo che abbiamo fatto bene a venire, sarebbe stato un vero peccato non esserci.

 

 

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